Orientamento e metodologie: il Bilancio di Competenze

L’orientamento al lavoro, come quello nel passaggio da una formazione ad un’altra, è molto importante, soprattutto nella riqualificazione professionale di un soggetto che si trovi ad affrontare in età adulta la perdita del lavoro. Nel percorso all’interno delle agenzie interessate all’orientamento sia pubbliche che private possono essere messi in atto percorsi specifici come il Bilancio di Competenze, esso mira a far emergere potenzialità e debolezze di ciascun soggetto, il quale in modo più consapevole, potrà decidere di affrontare determinati percorsi formativi per potersi riqualificare in modo adeguato.

Il bilancio di competenze nato intorno agli anni Settanta, si è affermato soprattutto in Francia durante la crisi che investì questo paese tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Si è trattato di crisi occupazionale con forti ripercussioni sul mercato del lavoro. «Inizialmente il bilancio di competenze è stato considerato dalla legislazione francese come uno strumento per promuovere la mobilità dei lavoratori»1. Tuttavia è nel corso degli anni Settanta che parlare di competenze professionali specifiche non serve più, poiché c’è bisogno di persone che abbiamo competenze più ampie per essere più facilmente collocabili in più ruoli professionali. Dopo diverse sperimentazioni in Francia negli anni Ottanta vengono costituiti i «Centri interistituzionali di bilancio delle competenze»2. In questo quadro nasce il bilancio di competenza come lo intendiamo ancora oggi, ovvero come quello strumento che ci permette di analizzare tutte le componenti professionali, formative, personali e sociali che compongono il soggetto.

La Metodologia

La funzione orientativa del bilancio di competenza è l’aspetto principale di questa metodologia di analisi delle competenze. L’altra funzione è quella dell’importanza per il soggetto di costruire un progetto che determinerà i passi da fare per raggiungere il cambiamento desiderato. Questa tecnica in Italia viene svolta per lo più nell’ambito dei Centri per l’Impiego, che la utilizzano come offerta di formazione in un determinato livello di ricerca di lavoro. Esso può anche essere richiesto in qualsiasi momento della propria esperienza professionale.

Il bilancio di competenze viene svolto in modalità di gruppo con interventi individualizzati soprattutto nella parte finale. Si tratta di piccoli gruppi, di età diverse e con incontri programmati e di breve durata. Ciò che caratterizza il bilancio di competenza sono le discussioni in gruppo delle esperienze di lavoro e di formazione e gli interessi, alternate a momenti di testing. Le finalità di questa pratica sono quella del confronto con gli altri, di esplorazione della propria storia e di ridefinizione degli obiettivi per raggiungere la meta professionale desiderata. Infine vi è l’aspetto dell’introspezione, grazie ai rimandi del gruppo il soggetto scopre o rafforza l’immagine che ha di sé.

La figura dell’orientatore nel bilancio di competenza

L’orientatore del bilancio di competenza possiede diverse competenze. Innanzitutto ha esperienza di conduzione di gruppo, competenze comunicative di alto livello, competenze tecnico-professionali di orientamento al lavoro e psicometriche. Di norma l’orientatore del bilancio lavora al Centro per l’Impiego, oltre all’esperienza sul campo ha anche un’importante formazione specifica.

Il bilancio di competenza a scuola

Per la mia esperienza l’orientatore a scuola è un soggetto esterno, generalmente individuato mediante valutazione del CV da parte del preside e del suo staff. Pertanto chi effettua il bilancio di competenza non è il docente che opera all’interno scuola ma un soggetto esperto esterno.

I docenti, nella Riforma Moratti del 2004, erano stati individuati per la compilazione del Portfolio delle competenze, progetto però mai realizzato. Nel portfolio dovevano essere comprese tutte le competenze dello studente, ma dovevano anche essere individuati i processi attraverso cui le competenze erano state accertate. Il portofolio riportava quindi le competenze pregresse dell’alunno in tutto il suo percorso scolastico, non solo quelle legate ai saperi ma anche quelle socio-relazionali. Ciò avrebbe avuto come obiettivo sia quello dell’informazione tra i diversi ordini di scuola di ciò che lo studente sapeva effettivamente fare, sia quello di rendere consapevole la famiglia e il ragazzo circa le sue potenzialità e quindi aiutarlo in una corretta scelta nella prosecuzione degli studi, tenendo conto anche dei propri interessi.

I due strumenti, bilancio di competenza e portfolio, anche se simili nelle finalità, quindi si differenziano, non solo per la figura preposta alla loro compilazione, nel primo caso l’orientatore esterno e nel secondo il docente; sui tempi impiegati, per il bilancio di competenza bastano pochi incontri mentre il portfolio si estende per tutta la durata del ciclo scolastico; per la metodologia impiegata, uno è essenzialmente individuale, l’altro è sia di gruppo che individuale; infine il bilancio di competenza è auspicabile utilizzarlo nei passaggi da un ordine di studi all’altro. Tuttavia essi si possono integrare là dove emerge la necessità di chiarire alcuni dubbi o situazioni ambigue.

Il bilancio di competenze a scuola serve quando è necessario far fronte a situazioni di drop out o quando un gruppo di studenti non sa quale percorso di studi intraprendere. Si tratta quindi di interventi mirati, per piccoli gruppi all’interno della scuola o della classe, e viene calibrato sull’età. È necessario che il bilancio di competenza riesca a tirare fuori gli interessi dei ragazzi e che emergano gli eventuali ostacoli da parte della famiglia. In questo ultimo caso, sarebbe opportuno coinvolgere anche i genitori in sede di colloquio individuale. Nel passaggio alla scuola superiore o in quello al termine di essa, è necessario che i ragazzi siano messi in condizione di valutare tutti gli aspetti della propria scelta, l’orientatore in tal caso, anche sulla base degli strumenti di rilevazione, valuterà se il ragazzo è consapevole della scelta che sta per compiere.

Infine è necessario, in questa fase della vita, data da scarsa o nulla esperienza in campo professionale, procedere a brevi stage in azienda, incontri con lavoratori che si raccontano, oppure mediante visione di tutorial o video inerenti gruppi professionali interessati.

1 Capperucci, D., (2007), La valutazione delle competenze in età adulta. Il contributo dell’«experential learnig» e dell’approccio riflessivo, ETS, pp. 239-240.

2 Ibidem, p. 241.

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