Costruire l’ascolto: un esempio di progettazione educativo-didattica nell’ambito di un percorso 0-6 con i genitori

Anni fa lavoravo in un centro educativo genitori-bambini e misi in atto molti dei progetti che racconterò nel mio sito. Uno di questi mi è particolarmente caro perché da sempre ritengo che educare all’ascolto di storie per l’infanzia sia drammatizzate che non, predispone il bambino piccolo all’attenzione e alla curiosità, oltre che a sviluppare le capacità linguistiche e di autocontrollo. Il mio interesse verso la letteratura per l’infanzia ha radici sia nella mia esperienza personale che nell’esperienza universitaria. Le implicazioni della lettura di storie durante l’infanzia sono molteplici e ci dicono molto su ciò che il bambino è in grado di sviluppare nel suo percorso anche scolastico. Tuttavia se nei primi sei anni di vita ascoltare storie sia lette che drammatizzate ha notevole fascino e interesse per i bambini, dopo l’apprendimento della lettura ciò ha un fascino ancora maggiore. Ritornando all’esperienza del progetto di cui vorrei parlare in questo articolo, esso nasce anche da un’attenta osservazione del gruppo dei bambini che frequentava il centro ludico. L’esperienza è partita proprio dall’analisi dei bisogni delle famiglie, si trattava per lo più di famiglie interessate al benessere del proprio bambino e alla scoperta del proprio ruolo genitoriale anche dal confronto con gli altri. Analizzando poi l’età dei bambini e il numero, venne deciso di fare tre gruppi: 24-36 mesi e 4-6 anni divisi in due gruppi da 15 circa.

Nei gruppi dei grandi molti i bambini che avevano già frequentato il centro in maniera continuativa, molti si conoscevano già. La problematica legata al non ascolto di comandi, di attività di gioco, del rispetto delle regole o delle educatrici nella spiegazione delle varie attività, aveva fatto emergere la necessità di lavorare su questa competenza, soprattutto con l’ascolto di storie brevi ma significative.

Obiettivi

Per quanto riguardava il bisogno di confronto e di sostegno delle famiglie alla genitorialità, era stato pensato di favorire incontri tra gli stessi genitori in cui venivano affrontate le problematiche emerse durante la frequenza al centro con le educatrici con cui avevano stabilito un rapporto molto collaborativo e di empatia. Da quanto emergeva negli incontri sulle regole, sulla gestione dell’autonomia e sul gioco, l’obiettivo di educare i bambini ad ascoltare diventava sempre più centrale, pertanto si ritenne necessario proporre attività finalizzate al raggiungimento di questo obiettivo.

Attività: metodologie, strumenti, risultati

Per raggiungere l’obiettivo di un ascolto attento e positivamente attivo è stato necessario un approccio di tipo laboratoriale dove le educatrici mediante la predisposizione di attività e materiali di volta in volta diversi, avrebbero dato la possibilità ai bambini sia di “apprendere” che di costruire l’ascolto. Le scelte erano mirate e costruite affinché il bambino imparasse a rispettare i tempi della comunicazione mediante il gioco strutturato o semi-strutturato. L’alternanza dei laboratori seguiva la programmazione iniziata negli ultimi mesi dell’anno precedente, i mercoledì erano dedicati ad attività manipolative, narrative e grafico-pittoriche, mentre i venerdì erano dedicati ad attività motorie e musicali. Le attività teatrali venivano proposte sia il mercoledì che il venerdì dell’ultima settimana di ciascun mese. Gli strumenti utilizzati andavano dal semplice materiale di cancelleria a quello di recupero ad oggetti utili all’allestimento di alcune attività che le educatrici del Centro si procuravano. Ogni attività, anche se si prefigurava come a sé stante in realtà seguiva la progettazione sia in senso verticale, la “costruzione dell’ascolto”, sia orizzontale, all’interno della tipologia di laboratorio presentato, si trattava infatti di microprogetti legati dal filo conduttore della progettazione generale, essi venivano descritti più specificatamente nelle relazioni. I risultati monitorati quotidianamente rilevarono cambiamenti positivi in generale, l’andamento delle singole attività e l’attenzione nella comunicazione empatica e attiva da parte delle educatrici avevano stimolato un ascolto più attento e riflessivo, aiutato anche da un diverso approccio educativo dei genitori, più consapevoli al loro modo di comunicare ma anche più capaci di ascoltare i bisogni dei propri figli.

 

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